di Salvo Barbagallo
Sanno fare solo la voce grossa, ma non agiscono, stanno a blaterare scaricando le colpe sugli altri, ma non muovono un dito. “L’amministrazione Obama si aspetta dall’Unione europea una stretta sui trafficanti di esseri umani”: così si è espresso il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, sull’emergenza dei migranti che arrivano dal Mediterraneo e dai Balcani. Gli Stati Uniti d’America, l’Amministrazione Obama, si sta accorgendo (?) che è grave la questione dei fuggitivi dai Paesi in guerra o dai Paesi dove la fame miete vittime probabilmente più delle guerre stesse. Ovviamente, però, non vengono avanzate proposte, o sottoposti “piani” per porre un freno al tragico esodo: è più facile (anche se può apparire giusto e opportuno) scaricare le responsabilità sugli altri, in questo caso (ovviamente) sull’Europa. La critica (che rispecchia il “pensiero” della Casa Bianca), la critica aperta viene lanciata dall’autorevole quotidiano “New York Times”, che tiene a evidenziare il fallimento dell’UE nel mettere a punto un sistema condiviso per risolvere il problema.
Il numero delle vittime fra i fuggitivi che cercano di trovare uno sbocco esistenziale in Paese straniero, ora impressiona i governi, ma la situazione non muta, si proietta sempre in un domani (che forse non verrà) quello che si doveva fare ieri. Il “New York Times” rispecchia in maniera chiara la posizione degli USA, quando sottolinea le parole della cancelliera tedesca Angela Merkel che si è detta profondamente scossa dalle notizie delle ultime ore, lanciando un appello ai partner europei perché si accordino su un piano comune. “Ma abbiamo già ascoltato queste dichiarazioni prima”, afferma il quotidiano, auspicando che stavolta il Vecchio Continente sia in grado di prendere le misure necessarie. Come dire: la questione è europea e la deve risolvere l’Europa, e tanto basta. Non solo. Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha sottolineato ancora che l’amministrazione Obama si aspetta dall’Unione europea una stretta sui trafficanti di esseri umani. Cioè, come se il problema possa essere circoscritto esclusivamente ai trafficanti che speculano sui viaggi dei fuggitivi, senza tenere in alcun conto le cause e le ragioni che stanno provocando questo tragico esodo. L’America, insomma, se ne lava le mani.
E tanto per rimandare al domani (come detto) ciò che doveva essere fatto ieri sul fronte delle tragedie dell’immigrazione nel Mediterraneo, il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki Moon sta organizzando un incontro speciale il 30 settembre al Palazzo di Vetro: “Il tema dell’immigrazione sarà alto nell’agenda dei capi di Stato e di governo che verranno a New York per l’Assemblea Generale“, ha detto il Segretario Generale dell’ONU. Ma a quella data quanti altri morti affogati nelle acque del Mediterraneo o soffocati dentro i Tir ci saranno nel contempo? Il rimandare non è una strategia vincente quando si tratta di esseri umani che hanno necessità di soluzioni immediate.
In verità il “problema” fuggitivi è europeo: le migliaia e miglia di disgraziati che lasciano il loro Paese cercano, infatti, di raggiungere l’Europa, non gli Stati Uniti d’America. E l’Europa come si prepara ad accogliere – queste sono le previsioni degli analisti – cinque milioni di disperati? E cosa accadrà all’Europa sociale ed economica se l’integrazione, da tanti sollecitata e auspicata, non dovesse avvenire?
La ricerca di una soluzione basata esclusivamente sul blocco dei trafficanti di esseri umani appare come una chiacchiera da salotto, così come chiacchiera appare (ora come ora) la ricerca delle responsabilità su chi (direttamente o indirettamente) abbia potuto provocare l’esodo dei fuggitivi. Il discorso porta lontano, o porta vicino. A secondo dei punti di vista. Ed è un discorso che è, e resta aperto.